Fabrizio Zucchi |
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| Tornando a casa stasera verso le 23. L'aria è umida ma non proprio fredda. Dopo una serata a degustare vini prendo le rotonde a fuoco nonostante il viscido. Gas a martello. Le strade sono deserte. Me la godo. Finalmente imbocco la via Emilia e curvando, vengo investito di fronte da una inattesa meravigliosa luna diafana tutta avvolta da una nebbia fumosa che risulta però abbastanza rada da essere inoffensiva. Questa nebbia mi ha fatto chiudere il gas e riflettere sul valore del tempo e sulla mia terra. L'Emilia. Una terra strana ma di grandiose produzioni dettate dal tempo e dall'attesa. I ritmi lunghi e i tempi infiniti per trasformare l uva in aceto, il latte in parmiggiano reggiano, le latenze per avere salumi sopraffini dopo le silenziose stagionature. Le grandi auto richiedono anni per perfezionarsi. La nebbia è in fondo parte di noi e forse rappresenta la sintesi e il senso dell'attesa che scorre nelle nostre vene. Troppo spesso inutili frenesie offuscano il ritmo biologico e attentano al tempo necessario. In fondo anche quella meravigliosa maschietta a lato strada attende il suo gran capitano da menare dentro e fuori la sua giovane arena.
Spesso è proprio come dici tu. L'attesa è il miglior viaggio e la partenza è l inizio della fine.
La lepre parte sempre forte è spumeggiante come il lambrusco che i miei antenati hanno inventato per spezzare la monotonia delle attese, ma è con il tempo che si gustano i grandi cibi. È con il casco aperto e con un filo di gas che si gode veramente.
È singolare il fatto che chiudendo il garage volessi aprire un post del genere.
Fico!
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