Pubblico anche qua, hai visto mai che Lucio passi di qua per un commento da esperto, o comunque spero possa piacere/interessare anche a qualche altro utente.
Ieri era l'ottantesimo compleanno di mia mamma, invece di andare a pranzare da lei le ho preannunciato di prepararsi che l'avrei portata in "un posto".
Alle 12:00 in punto ero da lei. Bella la mia mamma, stavo per dire "ancora in gamba" ma purtroppo sono proprio le gambe a darle fastidi. Scese a fatica le scale, saliamo in macchina, destinazione ignota per lei. - Ma dove mi porti? Nessuna risposta e nessun indizio. Prendiamo l'autostrada direzione Firenze, usciamo a pisa nord, poi a sx verso Pisa per 2 km. Mi fermo in un lurido spiazzo sotto il ponte dell'autostrada, davanti a noi un passaggio a livello dismesso, a sinistra un edificio diroccato. - Eccoci qua, siamo arrivati. Lo sguardo interrogativo necessitava di qualche spiegazione. - Cinquantì'anni fa... Ma mi interrompo subito perchè il suo viso si illumina. Il pic-nic sotto il ponte!
E' una domenca mattina di metà anni settanta, tutto è pronto, gli amici sono arrivati, ma il meteo non promette nulla di buono. Gli adulti valutano, i bambini insistono: si parte. La destinazione non la ricordo, ma la carovana ce l'ho stampata in mente: noi con una 127 rossa, poi c'era una 500 bianca e una 850 azzurrina. All'altezza del casello di pisa veniamo sorpresi da una bomba d'acqua solo che noi non lo sapevamo, per noi era solo un forte temporale. I tergicristalli dell'epoca non bastano, arranchiamo per un paio di km e ci fermiamo sotto un ponte per discutere il da farsi. Proseguire non ha senso. A quel punto, oggi, sarebbero partite le recriminazioni. Allora tutto era preso con altro spirito. - Ci fermiamo qui. Disse mio papà. Predisposero le auto a "barriera" della statale, tipo i carri del west. Si tirarono fuori da quelle minuscole auto tutto l'armamentario da pic nic, tavolini, sedie e ogni ben di dio fra cui 2 teglie di "penne alla Buticchi" e le immancabili cotolette. Tutto venne consumato lì, in quello spiazzo fra la strada e la ferrovia, sotto il ponte dell'autostrada mentre li a pochi metri veniva giù il finimondo, il tutto era pervaso da un'atmosfera di .... si, lo posso dire, di felicità. Ma (per gli adulti) alla perfezione del momento mancava ancora qualcosa: il caffè. Nessuno aveva pensato a portare il caffè. Durante il pranzo avevamo notato che ad ogni passaggio del treno il casetllante usciva dall'edificio, si metteva il cappello e salutava il convoglio. Evidentemente all'epoca usava così. - Al caffè ci penso io. Disse mio papà che con la faccia tosta che si ritrovava si diresse verso la stazioncina. Ancora adesso me lo vedo tornare trionfante con il vassoio in mano, con su caffettiera fumante, tazzine di porcellana, zucchero e biscottini.
Niente di eccezionale, lo so. Ma la mamma ha apprezzato.
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